domenica 18 dicembre 2011

Bisogna metterci la Faccia

Una manciata di annunci pubblicitari che girano, a volume sostenuto, su diversi schermi, ad ogni binario. Se ti capita di dover aspettare il treno per più di 10 minuti, costretto lì sotto, rischi di impazzire. Nemmeno dentro la stazione hai tregua. Anche lì. Una sala ben rifornita di eco e personale di sicurezza. Tutto studiato nei dettagli per infilarti furtivamente in testa il ritornello che ti ricorderà quale merenda comprare, dove cercare le migliori offerte per la settimana bianca, addirittura, poiché a Natale siamo tutti più buoni, come donare soldi a bambini abusati e maltrattati. E qui, proprio qui, mi fermo: la presentatrice TV che mi racconta solennemente di situazioni bisognose dei miei soldi, che generosamente presta il suo nome, che drammaticamente ci mette la faccia. La Faccia. La sua faccia solitamente associata a spettacolarizzazioni di vite offerte alla fama e alla ricerca di approvazione da parte del mondo di quelli già affermati, dei perfetti famosi. E ora lì, su quello schermo, una nota stonata. Sensibilizzare la gente frettolosa della stazione. La gente che può stare meglio pur non impegnandosi. Quasi fosse necessaria l’immagine (e con essa il suggerimento sincero di un personaggio di successo) per attrarre l’attenzione del grande pubblico. Per una volta non sulla fama, ma sui bambini. E’ così che si permette che i cittadini da cittadini si trasformino in “grande pubblico”. Non-persone. Che si lasciano guidare da spot pubblicitari di chi la fama ce l’ha in mano. Obiettivo raggiunto: il “grande pubblico” si fa piccolo pubblico passivo, intimidito e indifeso davanti a quei vecchi sensi di colpa che, al solito, danno grandi risultati.

sabato 3 dicembre 2011

Ostracismo

Sempre è presente il pericolo che l'esclusione sociale possa diventare uno strumento dell'oppressione. Però, detta così, parrebbe di trovarci esclusivamente davanti a una patologia della convivenza. In realtà, forme di ostracismo sono profondamente incorporate nel sistema giurisdizionale. La detenzione è probabilmente una delle sue manifestazioni più evidenti. E altri istituti di tutela personale permettono legalmente di tenere a distanza chi è ritenuto pericoloso. Seguendo questo crinale, si potrebbe affermare che certi principi giuridici delle società attuali siano l'esito di una trasformazione dell'ostracismo. Al cui interno vi sono istituzioni specializzate - polizia, tribunali, prigioni, centri di salute mentale - che hanno il monopolio nell'esercizio del potere di esclusione nei confronti di chi è ritenuto indesiderabile, insolito o deviante.
A. Zamperini, L'ostracismo. Essere esclusi, respinti e ignorati. Ed. Einaudi, Torino 2010, pag. 55